“Sulle tracce di Caligola”: al Vittoriano le opere salvate dalla Guardia di Finanza

“Sulle tracce di Caligola”: al Vittoriano le opere salvate dalla Guardia di Finanza
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Venerdì 23 Maggio 2014, 23:00 - Ultimo aggiornamento: 23:03

La mostra “Sulle tracce di Caligola. Storie di grandi recuperi della Guardia di Finanza al lago di Nemi”, ospitata al Complesso del Vittoriano dal 23 maggio al 22 giugno 2014 , mette in luce l’operato della Guardia di Finanza per la salvaguardia dei beni dell’antichità a rischio di aggressione.

L’evento, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promosso dalla Guardia di Finanza (Nucleo Polizia Tributaria Roma - Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico) in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, e segue la fortunata mostra “Dal sepolcro al Museo. Storie di saccheggi e di recuperi. La Guardia di Finanza a tutela dell’arte”, tenutasi presso il Complesso del Vittoriano nell’estate del 2010, che ha fatto registrare oltre 50.000 visitatori.

L'esposizione è a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, e si avvale dei contributi di Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Malnati, Direttore Generale per le Antichità - Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, Elena Calandra, Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio, Giuseppina Ghini, Direttore Archeologo-Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e Massimo Rossi, Comandante del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico - Nucleo Polizia Tributaria Roma della Guardia di Finanza.

L’organizzazione generale è di Comunicare Organizzando.

L’esposizione al grande pubblico della colossale statua di Caligola in trono come Zeus, degli inizi del I secolo d.C., rocambolescamente recuperata a Fiumicino nel gennaio del 2011 mentre stava per essere trafugata all'estero e che ora è finalmente restituita alla fruizione museale dopo un complesso restauro, vuole attirare l’attenzione sul fenomeno, in costante ascesa, del traffico di opere di interesse archeologico.

Il patrimonio artistico italiano, incalcolabile fonte di ricchezza per il Paese, è esposto alla costante emorragia del mercato clandestino, perché i predatori dell’arte non si fermano di fronte a nessun ostacolo: scavano interi sepolcreti, saccheggiano contesti arcaici mai censiti, trafugano corredi funerari per far fronte alla domanda di chiunque voglia possedere in fruizione esclusiva un’opera che invece – per la specifica funzione etico-sociale che essa esprime – deve appartenere alla collettività, quale bene universale che rappresenta il cammino e la civiltà dell’Uomo, dell’Umanità.

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