Dal 16 luglio al 30 settembre il Museo delle Navi Romane di Nemi ospita la mostra SYMPOSIUM. A TAVOLA TRA MITO E CULTURA dedicata ai recuperi archeologici della Guardia di Finanza. La mostra, inaugurata mercoledì 15 luglio alla presenza delle autorità locali, degli archeologi danesi che hanno condotto gli scavi in località Santa Maria e della Monclair University del New Jersey che stanno conducendo gli scavi presso la villa degli Antonini, e con la collaborazione dei soci gruppi archeologici del territorio (Gruppo Archeologico Ager Lanuvinus et Nemus Aricinum, Gruppo Archeologico Veliterno e Latium Vetus) celebra il rientro in Italia di una serie di capolavori recuperati dalla Guardia di Finanza dall'indotto clandestino e riconsegnati alla fruizione pubblica dopo il tour negli Stati Uniti d’America, svoltosi tra ottobre 2014 e maggio 2015, con tre sedi espositive ed oltre 35.000 visitatori.
La nuova tappa del tour -presso il Museo delle Navi Romane di Nemi del Polo Museale del Lazio- è dedicata al tema dell'alimentazione, quale rimando alla concomitante rassegna internazionale dell'EXPO di Milano, ed in cui Arte e Tecnologia si fondono per offrire al visitatore un'esperienza museale a fasce didattiche differenziate. Tra i reperti esposti a corredo dei totem che illustrano il simposio, un’anfora attica con due delle fatiche di Ercole del VI sec. a.C., la copia romana della testa di Hermes Propylaios del II sec. d.C, cratere attico con corteo dionisiaco del V sec. a.C, vasi in bucchero e strumentario sequestrato ai tombaroli. Da non dimenticare la gigantesca statua dell’imperatore Caligola, recuperata nel 2011 e conservata presso il museo.
L'obiettivo della mostra non è solo quello di esporre al pubblico di estimatori reperti di notevole bellezza e pregio artistico restituiti alla pubblica visione, ma anche quello di trasmettere un messaggio didattico e culturale che possa consentire di ricostruire storie “rubate” anch’esse, secondo una nuova narrativa, che spieghi in che modo tali capolavori -sia che essi presentino grande valore artistico, sia che costituiscano semplici utensili di uso quotidiano- non raccontano in realtà una sola storia, ma costituiscono un vero e proprio hub culturale che nutre corpo, anima e mente, coinvolgendo i visitatori attraverso la componente tecnologica multimediale, con applicazioni e sistemi correlati alla "realtà aumentata", in maniera del tutto virtual ed innovativa. Grazie all'attività della Guardia di Finanza, che ha consentito di recuperare innumerevoli opere d’arte (oltre 350.000 solo nel corso dell'ultimo biennio tra archeologia, dipinti, numismatica, installazioni di arte moderna e contemporanea e beni di antiquariato) e di assicurare i responsabili all'Autorità Giudiziaria; ma anche grazie al completamento delle attività di catalogazione dei giacimenti culturali sul territorio, è ora possibile recuperare molte di queste storie rubate, ma anche di generarne nuove, correlate alla contestualizzazione delle opere in mostra.
Con l’aiuto della tecnologia, la "realtà aumentata", i "QR code" e il semplice touching, tali "nuove storie" si renderanno immediatamente disponibili, con contributi interattivi, filmati, audio, e contenuti addizionali, anche attraverso l'elaborazione di immagini di repertorio relative ai detective dell'Arte in azione su uno scavo clandestino. Tra essi il filmato della stipe votiva di Pantanacci con i reperti –esposti- che, per usare le parole del colonnello Massimo Rossi, la Guardia di Finanza ha permesso di rimpatriare e riconsegnare alla collettività.