Appena
appresa la scomparsa di don Alfonso ho avuto subito una forte emozione e
non solo per l’umano dolore legato ad ogni transito e per il profondo
affetto che mi lega alla sua persona, ma perché con don Alfonso si è
chiusa la plurisecolare sequenza di Abati della nostra Collegiata e si è
definitivamente voltata un’altra pagina della storia di Angri.
Altri, molto meglio di me, sapranno tratteggiare le doti di don Alfonso,
che definirei eroiche se non altro per aver sostenuto quasi da solo per
lunghi anni il “peso” della più grande parrocchia di Angri
(organizzazione dell’annuale Festa del Patrono compresa!), cosa che ha
fatto sempre con rara lungimiranza e con quell’umiltà che lo ha sempre
contraddistinto.
Tanti sono gli aneddoti che ho ascoltato dalla sua voce, ma uno in
particolare mi ha colpito: quando, ancora seminarista, trovò a pranzo
una pietanza a lui non gradita e non ne volle mangiare; gli fu tolto il
piatto e a cena ritrovò il medesimo cibo, preso dalla fame lo consumò
con gusto e …capì la lezione.
Raccontava spesso anche dei suoi trascorsi con i Salesiani e degli
ammaestramenti che ne trasse e anch’io, avendo passato un breve periodo
della mia vita con loro, ho avuto così modo di riassaporare in questi
colloqui alcuni dei principi che animano quegli educatori.
Accennavo prima alla sequenza degli abati; il primo, Matteo Galetto
Longobardi, in accordo con il Sindaco e con gli Eletti dell’Universitas,
inoltrò una petizione a Papa Sisto IV nel 1473 e tre anni più tardi
venne costituita la Collegiata, creato Abate e posto a capo di un
collegio di altri 4 canonici.
Anche se con alterne vicende e con diverse modifiche all’ordinamento
capitolare, che nel tempo elevarono i canonici fino al numero di 12
suddivisi in tre ordini diversi, da allora fino al nostro don Alfonso
si sono succeduti alla guida del Capitolo dell’Insigne Collegiata di
San Giovanni Battista di Angri ben 25 Abati che hanno amministrato la
nostra Chiesa e curato le Anime di generazioni di angresi.
Mons. Raiola, dopo un breve periodo passato nella
chiesa di S.Benedetto negli Ardinghi, fu affiancato al suo predecessore
come economo abaziale e venne creato Abate da Papa Giovanni XXIII il 29
luglio 1962.
Con il Concordato del 1984 il Capitolo abbaziale non fu più riconosciuto
giuridicamente; formalmente cessò di esistere. Tuttavia, essendo
irrevocabile la carica di Abate, perché di nomina papale, nonostante il
mancato riconoscimento del Capitolo, don Alfonso ha mantenuto fino ad
oggi il suo titolo di Abate e noi proprio con tale titolo desideriamo
onorarlo e accompagnarlo all’Altare del Signore affinché riceva la
meritata ricompensa per quanto ha fatto durante la sua vita per Angri e
per gli Angresi.
Grazie don Alfonso!
Giancarlo FORINO
Ufficiale dell'Esercito di origine angrese, Giancarlo Forino risiede a Roma. Il Presidente Giorgio Napolitano lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2006) e della Medaglia Mauriziana al Merito per dieci lustri di carriera militare (2013). Per la ricerca storica la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli ha conferito il Premio Cultura per la Sezione STORIA LOCALE (2000) e la Giunta Comunale presieduta dal dottor Giuseppe La Mura lo ha insignito della Cittadinanza Onoraria di Angri (2006). E' uno dei fondatori dell'Associazione ONLUS PanacèA. Oltre a varie iniziative editoriali realizzate a Roma, collabora da decenni con la testata ANGRI80; ha pubblicato vari libri e saggi per conto del Centro Iniziative Culturali di Angri e dell'Associazione PanacèA. L'ultima sua pubblicazione per conto del CIC, che lo ha visto coautore insieme al dr. Luigi D'Antuono, è il volume Angri - la Storia – i Monumenti – le Eccellenze – gli Angresi.